mercoledì 14 ottobre 2015

Tagliare le piante in alveo è sempre necessario?


Questo non è sempre vero. In alcuni punti la corrente va velocizzata, in altre va rallentata e solo studi idraulici possono valutare effettivamente la situazione.
Gli interventi di “pulizia fluviale” sono il più delle volte “controproducenti” dal punto di vista idraulico.

La vegetazione in alveo, infatti, svolge due utili funzioni:
  • intercetta e trattiene parte degli alberi portati in alveo dalle frane;
  • e accresce l’attrito e riduce perciò la velocità della corrente e la sua forza distruttiva.


L’unico intervento ragionevole di manutenzione in alveo è la rimozione mirata dei singoli esemplari arborei morti o pericolanti, evitando il taglio a raso che oltretutto elimina completamente la vegetazione, e quindi gli habitat di molti animali. Nei piccoli torrenti che attraversano centri urbani è invece spesso necessaria una manutenzione più intensa e frequente, il più delle volte perché, in maniera irresponsabile, sono stati costruiti ponti con luce insufficiente.

domenica 11 ottobre 2015

Scavare in alveo aiuta a ridurre gli effetti delle piene?

Non è vero, si tratta di misure non solo inutili ma anche controproducenti, visto che non fanno altro che scaricare il rischio più a valle e in più provocano un abbassamento dell’alveo che gradualmente induce scalzamento e crollo di ponti, difese spondali e argini, richiedendo quindi ulteriori interventi e spese per compensare gli effetti negativi che hanno creato.

Da "Le buone pratiche per gestire il territorio e ridurre il rischio idrogeologico" autori Legambiente e Protezione Civile Nazionale : " ... Questa classica pratica idraulica (“aumentare la sezione, ridurre la scabrezza”) può avere un effetto immediato positivo in loco sul problema esondazioni perché aumenta la portata veicolabile dal tronco fluviale (una data portata transita con livelli idrici inferiori), ma crea molti altri problemi, spesso sottovalutati perché si manifestano in tempi lunghi: ..."
Nella foto il ponte San Carlo (Jesi)

sabato 10 ottobre 2015

La scala di rimonta è inutile?


PROVINCIA DI ANCONA Determina del dirigente n°135 del 24 luglio 2014
".......e che sia possibile soprassedere alla realizzazione della scala di monta dei pesci in quanto non soltanto risulta esposta a continua saturazione da materiale litoide e pertanto inutile allo scopo della stessa opera, ma che risulta posizionata proprio dove il deflusso delle acque raggiunge la massima velocità (come dimostrato dalle devastazioni avvenute a causa delle piene verificatesi) che, infatti, creerebbe, in caso di piena, seri problemi di sicurezza sia alla struttura della traversa sia al ponte........."


Nella centrale idroelettrica presente nel Comune Castelbellino (Loc. Ponte Provinciale) con questa motivazione redatta dalla provincia di Ancona non è stata costruita la scala di rimonta, presente nel progetto iniziale.

Riflessioni su escavazioni, pulizia e manutenzione


Dopo le alluvioni, e i disastri che continuano a causare nel nostro Paese, purtroppo ci sono ancora troppo spesso mistificazioni. In particolare i falsi alibi della mancata escavazione in alveo e pulizia fluviale non fanno che distogliere dalle cause reali degli eventi. Da ricercare invece nell’aumento dei fenomeni meteorologici estremi, aggravati dalle decisioni scellerate di urbanizzazione realizzate negli ultimi decenni che hanno reso il territorio sempre più vulnerabile. Nonostante tutto si continua a costruire, come dimostrano i dati Ispra sul consumo di suolo che ci indicano che oggi vengono consumati 345 mq di suolo all’anno per abitante e da questo fenomeno non sono escluse nemmeno le aree a pericolosità idraulica, anche queste coinvolte da valori sempre più elevati di ettari cementificati. Un altro dato interessante da Ecosistema rischio di Legambiente e Protezione civile con oltre l’80% dei comuni intervistati che ha in aree a elevato rischio idrogeologico strutture, edifici, scuole o ospedali, un terzo di questi lo ha edificato negli ultimi dieci anni, quando sarebbero già dovuti essere in vigore i vincoli dettati dalle perimetrazioni dei PAI e, dato ancora più inquietante, meno del 5% ha avviato delocalizzazioni. Ma la colpa, nelle dichiarazioni di molti, continua ad esser nei fiumi non scavati e nella vegetazione spondale.

Oggi si parla spesso di fiumi sovralluvionati (ovvero con un eccesso di sedimenti) o con troppa vegetazione spondale che incrementa il rischio. Ma la realtà è molto diversa. Ci sono pochi studi a carattere di bacino che ricostruiscono il bilancio dei sedimenti (unico strumento che può indicare se il fiume è in sovralluvionamento o in erosione) e i pochi studi fatti dimostrano che il più delle volte i fiumi hanno una forte azione erosiva proprio legata alla carenza di sedimenti e alle eccessive escavazioni in alveo.
 Sulla vegetazione invece si da la colpa alla vegetazione riparia di essere causa della presenza di tronchi in alveo, ostruire i ponti etc…quando questi invece il più delle volte arrivano da una cattiva gestione del territorio, da frane lungo i versanti etc.. Il risultato di queste valutazioni sbagliate sono interventi massicci di escavazione o tagli a raso di vegetazione riparia che non fanno che incrementare le condizioni di rischio e l’instabilità dei territori.