Dopo le alluvioni, e i disastri che continuano a causare nel nostro
Paese, purtroppo ci sono ancora troppo spesso mistificazioni. In
particolare i falsi alibi della mancata escavazione in alveo e
pulizia fluviale non fanno che distogliere dalle cause reali degli
eventi. Da ricercare invece nell’aumento dei fenomeni
meteorologici estremi, aggravati dalle decisioni scellerate di
urbanizzazione realizzate negli ultimi decenni che hanno reso il
territorio sempre più vulnerabile. Nonostante tutto si continua a
costruire, come dimostrano i dati Ispra sul consumo di suolo che ci
indicano che oggi vengono consumati 345 mq di suolo all’anno per
abitante e da questo fenomeno non sono escluse nemmeno le aree a
pericolosità idraulica, anche queste coinvolte da valori sempre più
elevati di ettari cementificati. Un altro dato interessante da
Ecosistema rischio di Legambiente e Protezione civile con oltre l’80%
dei comuni intervistati che ha in aree a elevato rischio
idrogeologico strutture, edifici, scuole o ospedali, un terzo di
questi lo ha edificato negli ultimi dieci anni, quando sarebbero già
dovuti essere in vigore i vincoli dettati dalle perimetrazioni dei
PAI e, dato ancora più inquietante, meno del 5% ha avviato
delocalizzazioni. Ma la colpa, nelle dichiarazioni di molti, continua
ad esser nei fiumi non scavati e nella vegetazione spondale.
Oggi
si parla spesso di fiumi sovralluvionati (ovvero con un eccesso di
sedimenti) o con troppa vegetazione spondale che incrementa il
rischio. Ma la realtà è molto diversa. Ci sono pochi studi a
carattere di bacino che ricostruiscono il bilancio dei sedimenti
(unico strumento che può indicare se il fiume è in
sovralluvionamento o in erosione) e i pochi studi fatti dimostrano
che il più delle volte i fiumi hanno una forte azione erosiva
proprio legata alla carenza di sedimenti e alle eccessive escavazioni
in alveo.
Sulla vegetazione invece si da la colpa alla vegetazione
riparia di essere causa della presenza di tronchi in alveo, ostruire
i ponti etc…quando questi invece il più delle volte arrivano da
una cattiva gestione del territorio, da frane lungo i versanti etc..
Il risultato di queste valutazioni sbagliate sono interventi massicci
di escavazione o tagli a raso di vegetazione riparia che non fanno
che incrementare le condizioni di rischio e l’instabilità dei
territori.